IMMENSO E PICCOLISSIMO È un palcoscenico piccolo, piccolissimo, quello che ospita lo spettacolo crudele che è Cuore di Ferro, prima uscita nella nuova dilogia creata da Azzurra Pasquali. Quel palcoscenico è il BODHI, un habitat artificiale dalle forme umane capace di ospitare – o intrappolare – migliaia di persone. Il Bodhi (che abitanti la chiamano Ellie) appare immenso. Torreggia sullo scenario di una terra affascinante e invivibile, reclamata da una natura che non ha più bisogno dell'umanità. Chi potrebbe definire quel prodigio ingegneristico – allo stesso tempo affascinante come un'opera d'arte postmoderna e terrificante come una mostruosità brutalista – piccolo? La risposta è nella relatività di quelle dimensioni. Gli abitanti del Bodhi conoscono solo la loro quotidianità. Hanno imparato a temere il passato, che pure non conoscono davvero, e a mettere al primo posto solo ciò su cui possono posare gli occhi e toccare con mano. Il Bodhi è immenso, sì. Il Bodhi è microscopico. Come la cultura artificialmente ristretta che ospita. PRIMA IL BODHI Ecco la descrizione in breve della trama così come la trovate su Amazon. In un futuro non troppo lontano ciò che resta dell’umanità vive isolato all’interno del Bodhi: un’enorme residenza mobile costruita a imitazione del corpo umano. Il mondo esterno è diventato troppo pericoloso e anche la vita all’interno del rifugio risulta sempre più difficile. “Prima il Bodhi”. Questo è il motto che viene insegnato ai coloni fin dalla tenera età. Il governo impone che il singolo si sacrifichi sempre e comunque per il bene comune, non sono concesse libertà o seconde occasioni. Chi non fa la sua parte viene condannato a morte senza possibilità di difendersi. Nonostante i piani alti cerchino di far funzionare tutto alla perfezione, delle strane esplosioni minano la stabilità delle strutture e l’intelligenza artificiale che gestisce il Bodhi stesso invia messaggi ambigui ai suoi abitanti. Tra manutenzioni rischiose, persone da salvare e segreti sussurrati tra i corridoi, saranno l’ex meccanico Nick, la specialista Inara e la giovane Sinapsi Ary a sfidare i limiti imposti da un mondo spietato per garantire la sopravvivenza dell’umanità. Ogni abitante del Bodhi conosce il proprio ruolo nel mondo, vive in virtù del proprio compito e muore per il bene comune: la sopravvivenza di un microcosmo circondato da materiali sintetici sperimentali che fanno da ossa, carne e pelle del Bodhi. Ci sono le sinapsi, gli specialisti, i mecca, i soma... E una miriade di altre etichette che definiscono, incanalano, ammanettano tutti gli uomini, donne e bambini che respirano l'aria riciclata di una residenza mobile. Cuore di Ferro ci mostra uno scenario assolutamente terrificante nel suo utilitarismo. I tre punti di vista principali che seguiamo durante il romanzo percepiscono quell'utilitarismo con vari gradi d'accettazione. C'è che vive il Bodhi come una manifestazione crudele di una società dalle vedute troppo ristrette, ossessionata dal controllo e priva di ogni lungimiranza. Chi è reduce da un dramma personale tanto devastante da vivere quelle limitazione come una sorta di scudo dal dolore, al contempo causa e via d'uscita dalle pene di un cuore spezzato. E chi vuole crescere, provare, sperimentare con gli occhi grandi dell'adolescenza e l'incoscienza di chi deve ancora capire come funziona il mondo. Anche un mondo immenso e piccolissimo come il Bodhi. Attraverso capitoli brevi, che si avvicendano a ritmo serrato e – di quando in quando – lasciano spazio a veloci scorci del passato, Pasquali affresca le forme decise e i colori scrostati di un universo da cui è impossibile distogliere lo sguardo. Un'opera d'arte che è un incidente sanguinoso sulla via del nostro futuro. Non dovremmo guardare. Non dovremmo trovarlo così affascinante. Eppure. POCHE CONCESSIONI La storia di Cuore di Ferro è fatta di suggestioni semplici. Pasquali scrive solo ciò di cui abbiamo bisogno per comprendere l'avvicendarsi – e l'evolversi – degli eventi. Le concessioni a digressioni sul worldbuilding sono poche. Se è vero che la parsimonia con cui vengono distribuite queste informazioni innalza vertiginosamente il desiderio di sapere di più, a tratti l'assenza di dettagli è straniante. A dire il vero, non mancano mai gli elementi per comprendere il quadro generale del contesto e delle motivazioni dei vari personaggi. Ma un centinaio di pagine in più sarebbero state gradite. Forse però così avremmo avuto tra le mani un romanzo troppo distante dalla sensibilità di Pasquali, che già con Wild Hunt e Numbers ci aveva abituati a una grande sobrietà ed economia nell'uso delle parole e – in definitiva – del conteggio di pagine. E dal punto di vista, senza dubbio privilegiato, di chi ha già letto anche il secondo romanzo posso dirvi che alla fine ogni domanda ha risposta. Il mistero di fondo viene sviscerato con cura, spesso in modi inattesi, e il doloroso cliffhanger che “chiude” Cuore di Ferro risulterà così più digeribile. In definitiva, Cuore di Ferro è la storia dei primi passi che tre persone compiono verso l'accettazione di una verità elementare e difficilissima: il presente è una menzogna. Perché il passato è viziato. E il futuro è più che mai incerto. È stato facile affezionarsi a Nick, Inara e Ary. Sono tre personalità distinte e ben delineate, le loro storie catturano con successo l'attenzione e la tengono in ostaggio fino alla fine. Leggiamo di conflitti personali e del modo in cui si riflettono sul più grande contesto culturale. Assistiamo a prese di consapevolezza dolorose e galvanizzanti. Viviamo set pieces dal respiro hollywoodiano e dal ritmo incalzante. Il tutto racchiuso in un packaging che merita una nota di riguardo: se potete, leggete questo romanzo in cartaceo. I valori produttivi sono altissimi. Cuore di Ferro è un romanzo che merita attenzione ma non la pretende. Potrete leggerlo sotto l'ombrellone e godervi una distopia che ricorda, rielabora e rinfresca i grandi classici sotto lo sguardo della letteratura fantastica moderna. E se vorrete potrete indugiare sui dettagli: dai dialoghi interni alle descrizioni, dai gesti ai non detti. Cuore di Ferro contiene la prime righe di un messaggio di fondo potente e a tratti controverso – per vederlo nella sua interezza dovrete leggere anche il secondo romanzo – che invita alla riflessione su certe dinamiche umane e culturali che ci definiscono come specie. A volte quelle stesse riflessioni potrebbero metterci a disagio. Ma non dovreste un passo indietro di fronte alle domande scomode che Cuore di Ferro offre. Abbracciatele.
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AutoreLe mie storie d’amore per la narrazione, ovunque. Archivi
Dicembre 2023
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