So cosa stai pensando: l'idea di scrivere un romanzo può essere tanto affascinante quanto spaventosa. C'è stato un momento in cui un'idea ti ha toccato il cuore e ha acceso quella parte del tuo cervello che non smette mai di sognare, immaginare nuovi mondo, prospettive, possibilità.
A differenza di tutte le decine, centinaia di idee che ti sono passate davanti agli occhi e poi sono svanite nel nulla, questa idea è rimasta con te e ti si ripresenta con insistenza. Così hai preso una decisione: quell'idea deve vedere la luce, deve trasformarsi in qualcosa di concreto che potrai condividere con altre persone e forse, si trasformerà in una storia che toccherà le loro vite e che anche loro potranno apprezzare. In breve tempo però sei anche giunto a una constatazione. Non sai da dove cominciare, ti chiedi come farai a dare a quella idea il respiro necessario e come riuscirai ad esprimere nel modo giusto i concetti che ti hanno affascinato, ispirato e che, nel tuo cuore, potranno trasformarsi in un racconto straordinario, unico, meritevole delle attenzioni. Credimi, capisco perfettamente come ti senti, e forse posso aiutarti a trovare fare ordine tra desideri, paure, voglia di fare e inesperienza. Io sono qui proprio per questo. Mi chiamo Abel, di giorno scrivo romanzi di fantascienza, e di notte cucino torte al cioccolato. Posso aiutarti smantellare la tua convinzione che scrivere un romanzo sia un compito troppo grande, troppo difficile e in definitiva impossibile. Come? Sezionando l'impresa in parti più piccole, più semplici da affrontare e completare. Ascoltami, abbi un po' di pazienza, e vedrai che ho ragione. Forse non sai che condivido gratuitamente le prime bozze dei miei scritti sulla piattaforma di social reading Wattopad, dove è possibile pubblicare i propri romanzi in forma episodica e ricevere feedback immediati da una comunità di lettori e scrittori appassionata e partecipativa. Ogni giorno ricevo messaggi da giovani autori che mi chiedono consigli di scrittura e la maggior parte di ciò che mi scrivono si divide in tre categorie:
Ed io rispondo a queste domande con grande piacere, perché mi è successo, diversi anni fa, di nutrire gli stessi dubbi e di poter contare su risorse limitatissime di consigli o esperienze di vita che potessero aiutarmi. Nel corso del tempo ho maturato delle idee abbastanza chiare su come superare alcuni ostacoli che la scrittura genera, e adesso le condividerò con voi. Vogliamo rispondere alla prima delle domande frequenti che così tanti scrittori in erba mi rivolgono? Cominciamo!
Questa è forse la risposta più semplice delle tre. Ovviamente, la mia fonte di ispirazione principale sono altri romanzi. Utilizzo un'applicazione, Goodreads, che mi permette di tenere traccia delle pagine che sto leggendo di ogni romanzo, condividere le mie opinioni su di esso e infine di recensirlo. Quella stessa app mi permette di leggere le opinioni di altri lettori, scrittori e trovare consigli di lettura, suddivisi per genere, sia libri appena messi in commercio che volumi non proprio facili da reperire, che altrimenti non avrei mai conosciuto. Sempre su Goodreads, posso settare dei reading goals, cioè degli obbiettivi da raggiungere. Quest'anno, per esempio, mi sono ripromesso di leggere 50 libri. Goodreads mi ricorda impietosamente che sono parecchio indietro sulla mia tabella di marcia e che da Gennaio a Maggio 2018 ne ho letti appena 13. Dovrò darmi da fare. E qui devo fare una breve precisazione, che è anche una raccomandazione. Ho letto fin troppe volte frasi assolutamente senza senso, che purtroppo sembrano acquistare consenso e popolarità con una velocità preoccupante. Molti aspiranti scrittori, spesso (ma grazie al cielo non sempre) gli stessi che mi chiedono consiglio, crollano davanti alla prima domanda che gli faccio. Lo so, lo so, lo so. È da maleducati rispondere a una domanda con un'altra domanda, ma non riesco proprio a farne a meno. Così chiedo sempre: Quanti libri hai letto l'anno scorso? L'orripilante, agghiacciante e sempre più comune risposta è: A me non piace leggere, preferisco scrivere. Devo davvero specificare perché e quanto sia idiota questa risposta? A quanto pare sì, perché devo davvero fare uno sforzo cosciente, ogni volta, per non trasformare una conversazione che potrebbe essere costruttiva e preziosa, in un vero e proprio litigio. Ma il mio dubbio rimane! Come si può anche solo pensare di poter scrivere un racconto che abbia una qualche forma di compiutezza, per non parlare nemmeno di una prosa piacevole, se non si ha un bagaglio decente di letture alle spalle? Nessuno può stabilire per te, o per chiunque altro, quanto deve essere pesante quel bagaglio di letture. Ma di una cosa sono sicuro, dannatamente sicuro e di questo vorrei che prendessi nota: La lettura non è un passatempo o una forma di intrattenimento come tutti gli altri, nessuno dice che sia semplice come altre forme di svago. Richiede attenzione, a volte anche vero e proprio impegno e costringe la tua mente a pensare, operare, creare come nessun'altra attività può fare. Ed è per questo che così tante persone non si avvicinano alla lettura. Pensano che sia troppo difficile per loro e forse hanno ragione, semplicemente non è nella loro indole o la famiglia, il contesto culturale in cui sono cresciuti non li ha mai invogliati a coltivare questo specifico tipo di passione. E io lo rispetto, non ho difficoltà ad accettare questo stato di cose. Così come accetto che, ovviamente, questo tipo di persona, che tiene a distanza un libro come se fosse portatore mi malattie e sventura, non immagina nemmeno lontanamente di poter scriverne uno, di libro. Allora a che strana categoria tassonomico/mitologica appartengono le persone che non amano leggere, ma allo stesso tempo vogliono scrivere un loro romanzo? Sono delle chimere, strane e affascinanti. Io sono giunto alla conclusione che chi crede di essere nel giusto quando dice apertamente di infischiarsene della lettura e di amare la scrittura può essere parte di due sotto categorie: Gli inesperti, e i presuntuosi. Io mi rivolgo solo alla prima categoria, perché non ho davvero il tempo e le energie per dedicarmi alla seconda. Non c'è niente di male nell'essere a digiuno di esperienze e nel coltivare il desiderio di migliorare. Chi si rende conto di aver dedicato troppo poco tempo alla lettura può sicuramente porsi delle mete ragionevoli e procedere per gradi, scegliere letture dapprima poco impegnative e poi procedere per ulteriori piccoli passi, accumulando esperienza. È questo il nocciolo della questione: Non esiste corso, video corso, tutorial o scuola di scrittura creativa che possa insegnarti a comprendere il mestiere della scrittura quanto le lettura stessa. Proprio come apprendisti desiderosi di cogliere i segreti del mestiere da artigiani consumati, i lettori possono osservare i romanzi scritti dai contemporanei e del passato e scovare le mille sfumature con cui dipingo no l'arte della narrazione. Più romanzi leggerai, più la tua mente si abituerà a scorgere schemi ricorrenti, percorsi narrativi. Capirai quali sono temi, domande e risposte che ogni autore ha cuore ed il modo in cui fa di essi i fondamenti della propria scrittura. In parole povere, se vuoi essere un bravo scrittore, devi essere un buon lettore. Senza “se” e senza “ma”. Chiaro? Chi invece ha già delle buone abitudini di lettura, può trovare ispirazione allargando i propri orizzonti. Ed è per questo che cerco di variare i generi e le tipologie di romanzo che leggo. È vero, questa serie di video si rivolge a chi vorrebbe scrivere il proprio romanzi di fantascienza, ma ricordate cosa abbiamo detto nell'episodio introduttivo? La Fantascienza è un macro-genere, che ingloba stilemi e consuetudini di molti altri generi diversi. Così ogni volta che guardo il mio carrello su Amazon, cerco di alternare alla fantascienza generi come Thriller, Fantasy, romanzi storici, e perché no? Anche delle commedie romantiche. Volete dei suggerimenti di lettura? Vi basta seguirmi su Instagram o Goodreads per sapere cosa sto leggendo. Perché è importante leggere romanzi di generi diversi, soprattutto per chi scrive? È presto detto: Ogni genere pone spesso enfasi su aspetti diversi della narrazione e può dirottare la mente del lettore su ritmi, situazioni e archi narrativi che non avevamo considerato. In sostanza, leggere romanzi troppo simili tra loro ci inaridisce e atrofizza la nostra capacità di immaginare. L'eccessiva specializzazione, porta inesorabilmente ad una lenta morte! Ma non ci sono solo i romanzi, ovviamente. Una fonte inesauribile di carburante per la mia fantasia sono le serie tv, il cinema, persino i videogiochi. Ogni media, quando mette la narrazione al centro dell'esperienza che offre, mi incuriosisce e mi spinge a farmi domande. Mi costringe a cercare gli schemi nascosti, a interrogarmi sull'impalcatura nascosta del racconto che sto vivendo. L'ispirazione può nascere ovunque, dalle risposte che otteniamo leggendo, o vivendo racconti progettati da qualcun altro, esattamente come può venire dalle nostre esperienze di vita o da quelle di persone che ci sono vicine. E lasciate perdere chi vi dice che le idee originali sono già state tutte sfruttate e che le storie più belle sono già state raccontate. Oggi più che mai, l'ispirazione è importante quanto l'esecuzione. È una frase strana? Ti stai chiedendo cosa significa? Trovi la risposta nel prossimo articolo, in cui finalmente andremo al sodo ed inizieremo a mettere mano alla penna (o alla tastiera) e risponderemo alla seconda delle tre domande frequenti che tanti lettori ed aspiranti autori mo pongono: “Come posso trasformare un'idea in un racconto?”
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Cos'è un romanzo di fantascienza? Cosa lo differenzia da quelli appartenenti ad altri generi letterari? Le due domande riportate sopra potrebbero sembrarti scontate, se non addirittura pretestuose. Potrebbero essere ognuna delle due cose, se non fosse per il piccolo, non trascurabile dettaglio: Tu stai leggendo questa guida. Perché tu vuoi scrivere un romanzo di fantascienza, e ti piacerebbe farlo al meglio. Sei intelligente, aperto* e hai voglia di imparare, quindi cerchi assistenza, spunti di riflessione, consigli. Io sono qui per fornirti proprio questo: del materiale su cui riflettere, ancora prima che lavorare. Non sono un professore, e nessuno mi ha insignito di una placca scintillante che mi legittima "esperto" in fantascienza. Ma la respiro da quando avevo 1 anni, e la conosco come se fosse una vecchia, affidabile, divertentissima amica che non mi ha mai deluso. Anzi, potrei dire che la fantascienza mi ha salvato la vita. Ma questa è un'altra storia. Sarà un bel viaggetto, e avremo compagnia, lungo la strada. Altri autori ci affiancheranno, ci racconteranno le loro storie e ci regaleranno consigli, strategie, trucchi. Poco più sopra hai letto "Io" e forse ti sei chiesto: "Io chi?" Beh, io sono Abel Montero. Di giorno scrivo romanzi. Di notte cerco di conquistare il mondo. LE BASI Dicevamo delle domande menzionate sopra. Vogliamo rispondere alla prima? Okay, facciamolo. Diciamo due parole su cos'è la fantascienza secondo il webbe, e poi accenniamo a una visione delle cose un pelino più ampia. Sii paziente, fatte le dovute premesse, ci immergeremo in considerazioni più pratiche. Se riuscirai a sopportarmi per un paio di pagine, avrai le idee molto più chiare su come affrontare la mole di lavoro necessaria a portare a compimento il tuo nobile obiettivo: la prima stesura del tuo romanzo di fantascienza. - Cos'è un romanzo di fantascienza? La risposta di Wikipedia si applica tanto ai romanzi di questo genere, quanto a opere che abbracciano altri media: "La fantascienza ha come tema fondamentale l'impatto di una scienza e/o una tecnologia – reale o immaginaria – sulla società e sull'individuo. I personaggi, oltre che esseri umani, possono essere alieni, robot, cyborg, mostri o mutanti; la storia può essere ambientata nel passato, nel presente o, più frequentemente, nel futuro. Il termine è usato, in senso più generale, in riferimento a qualsiasi tipo di racconto che includa un fattore scientifico, comprendendo a volte ogni genere di racconto fantastico; un certo grado di plausibilità scientifica rimane tuttavia un requisito essenziale." Fin qui tutto chiaro? La storia che vuoi scrivere deve contenere uno spunto narrativo che abbia a che fare con una ipotesi scientifica, o una sua applicazione tecnica potenziale o futura. Se manca questo presupposto, non stai scrivendo fantascienza. Ma chiariremo questo punto più avanti. Perché la fantascienza è un "macro-genere" e ingloba come nessun'altro elementi di stile e canoni diversi. In sostanza, un romanzo di questo macro-genere può condividere il proprio DNA con i gialli, i thriller, i romanzi storici e i romance. in effetti, la fantascienza dovrebbe farsi vanto delle proprie contaminazioni con altri generi. E qui devo tracciare una linea. Dovrò chiederti di essere onesto e porti delle domande. Prima però, leggi cosa ne pensa Charlie Jane Anders, autrice di "All The Birds In The Sky" e cofondatrice del portale io9: "La fantascienza è di tutti coloro a cui piace." La fantascienza NON può appartenere a un pubblico di nicchia. Perché? 1) Viviamo in un'era fantascientifica, grazie a tutte le incredibili scoperte tecnologiche e scientifiche che abbiamo fatto. In un certo senso, la fantascienza si è "avverata". 2) Questo significa che la fantascienza è qualificata, rispetto ad altri generi più autoreferenziali, in modo univoco per commentare l'era in cui viviamo ed è l'unica cultura pop che riflette accuratamente il mondo che ci circonda. 3) Nel frattempo, la fantascienza stessa è chiaramente diventata mainstream (quindi rivolta a un pubblico quantomai ampio). Assolutamente tutti parlavano dei romanzi di Lost, Battlestar Galactica, Star Wars, Batman e William Gibson. Conoscere queste cose é una questione di alfabetizzazione culturale di base. 4) Quindi vedere la fantascienza come appartenente ad un gruppo di persone, o essere mirata ad una particolare nicchia, è in definitiva inutile. La fantascienza che si rivolge solo ai fan più accaniti invece di essere accessibili a tutti probabilmente fallirà. Inoltre, la nostalgia è una perdita di tempo: la fantascienza dovrebbe riguardare il futuro e la novità." *** Chiaro? #1 Ecco la domanda che dovresti porti: - Sono convinto che la fantascienza sia confinata a ciò che ha scritto Isaac Asimo, agli "anni d'oro"? - O sono convinto che la fantascienza inizi e finisca con Star Trek? - Non so assolutamente nulla di ciò che è stato scritto sopra e vorrei solo scrivere una ennesima copia carbone degli Hunger Games? Se la risposta è "Sì" a una qualsiasi delle opzioni citate sopra, hai due possibilità: 1) Accettare che stai sbagliando, aprire la mente ed il cuore a nuove possibilità, continuare a leggere questa guida. 2) Girare i tacchi e andare a impiegare il tuo tempo in maniera diversa. Amen. Perché da queste parti non c'è spazio per le estremizzazioni, i bigottismi o la nostalgia. Qui si parla di amore per la scrittura e per un genere dal potenziale infinito. Chiaro? #2 Alla luce di quanto detto sopra: Cosa differenzia i romanzi di fantascienza da quelli appartenenti ad altri generi letterari? Come detto sopra, questo tipo di romanzi ci permettono di riflettere sul mondo in cui viviamo, su come potrebbe trasformarsi e su come ciò influenza la nostra vita presente e futura, In sostanza, un romanzo di fantascienza ci farà pensare. E se per spingerci farlo ci porterà a bordo di una nave spaziale dispersa nel cosmo, o a combattere dei cyborg assetati di sangue, o bloccati in un mondo virtuale, tanto meglio. Perché vedi, la fantascienza non ha paura di essere divertente, di intrattenere mentre accende le tue riflessioni, esattamente come non si tira indietro quando dovrà farti piangere e sommergerti di #feels. E perché la fantascienza è uno specchio. Se lo osservi vedrai te stesso, il tuo mondo passato, presente e futuro con occhi nuovi. Sei pronto? NELLA PROSSIMA PARTE: "I PRIMI PASSI" A cura di Abel Montero Guarda il video: *Uso il maschile, ma è solo una semplificazione. Amo le donne che scrivono fantascienza. per me sono creature rare e straordinarie. Decidere di condividere un racconto non è un passo scontato e nemmeno automatico. Come accennavo qualche tempo fa, per me la scrittura è si una passione, ma rappresenta anche un conflitto, una lotta contro me stesso. In un certo senso, la mia mente è un giardino fin troppo confortevole per le idee che vi nascono e fioriscono. Quelle storie combattono per restate lì, come se non volessero vedere la luce di altri occhi se non i miei. Quindi io combatto, combatto e ancora combatto, perché ho creduto, e sempre crederò, nel valore della narrazione come lente per vedere il mondo e imparare a viverlo davvero. Se il linguaggio, o l’apprendimento d’esso, modella le menti e i comportamenti nel film Arrival (se non lo avete visto fatevi un favore: correte a recuperarlo) secondo me la lettura rimappa le nostre capacità di percepire noi stessi e il mondo che ci circonda. Leggere spinge la nostra mente a sognare mondi ed esistenze diverse, come pure riflettere su quelle che stiamo vivendo.
Può potenziare la nostra immaginazione, ma anche regalarci una visione dannatamente lucida del presente .Quindi creare storie, combattere contro i leviatani che esse incarnano nella nostra mente, deve essere una sfida accettata, perché immensi possono sono i risultati. Ogni idea è una battaglia. Ma vale la pena di essere combattuta e vinta. Abel Ho sempre amato le lettere.
Sì, le lettere scritte a mano, quelle che ormai non si usano quasi più. Erano un modo particolare, non privo di controindicazioni, per esprimere concetti complessi e creare, o sostenere, un rapporto con chi era lontano da noi. Ho iniziato a scrivere lettere alle scuole superiori. C’erano riviste per ragazzi che riservavano pagine intere a rubriche dedicate a chi voleva avere un “amico di penna”, così si diceva. C’era qualcosa di entusiasmante e curioso nell’idea di relazionarsi con un completo sconosciuto e sapere di lui, o lei, attraverso solo e unicamente ciò che sarebbe stato capace di scrivere, e viceversa. Ma quelli erano altri tempi, io ero molto, molto più giovane e mi annoiavo facilmente. In realtà la faccenda della noia non è cambiata molto nemmeno con la maturità. Così non sono mai riuscito a far durare quelle corrispondenze più di qualche mese. Eppure. Eppure le lettere come strumento di comunicazione mi sono rimaste nel cuore e solo qualche anno dopo ho scoperto il loro fascino reale, assieme alla potenza di ciò che avrebbero potuto generare se scritte sospinte da motivazioni abbastanza forti. Ma certo, certo che sto parlando d’amore. Ne parliamo un’altra volta?Se stai leggendo queste parole e sei nato dopo l’avvento degli MP3 o della messaggistica istantanea, c’è una forte probabilità che ciò che sto scrivendo ti risulti difficile da comprendere, forse addirittura alieno. Ed è giusto così. Ma lasciatelo dire. Ti sei perso qualcosa di grande. Perché anche se le lettere un tempo sopperivano a una necessità precisa, cioè quella che ti accennavo prima, di far crescere o consolidare rapporti interpersonali, restavano un mezzo di comunicazione che imponeva una curva d’apprendimento spesso piuttosto ripida. In sostanza, non si scriveva una lettera per ammazzare il tempo, e non ci si prendeva la briga di vergarne una se non si aveva qualcosa di importante da dire.Ci si doveva chiarire le idee, meditare con attenzione sul messaggio da comunicare e scegliere le parole. Scegliere le parole. Oggi non lo facciamo più con la stessa attenzione. L’avvento dei messengers e delle note vocali ha piantato l’ultimo chiodo sulla bara in cui abbiamo rinchiuso la capacità dei più di dare peso e significato a ciò che scriviamo. Travolgiamo gli altri, e ci facciamo travolgere da loro, con le parole. Spesso superflue, sconsiderate e, forse proprio a causa di ciò, pericolose. Mi sono reso conto di quanto le cose siano davvero cambiate quando, ormai lo scorso inverno, ho ricevuta una lettera. Accompagnava un regalo. Era un regalo importante, mi sono reso conto dopo, oltre che ben scelto. Nel pacco che la conteneva c’erano dei libri, quindi mi si è disegnato sul volto uno stupido sorriso trasognato. I libri mi fanno questo effetto, purtroppo. Poi la persona che mi ha fatto il regalo mi ha guardato negli occhi e mi ha detto, con la voce un po’ più bassa di quanto mi aspettassi: «C’è una lettera dentro. È solo per te. Solo per te.» Quel gesto mi ha spiazzato. Non ricevevo una lettera da così tanto tempo che, in un certo senso, la mia mente sembrava aver cancellato la possibilità di leggerne ancora una. Una possibilità volata via così, senza fare rumore. È una cosa tristissima. Quella lettera parlava d’amicizia e di rimpianti. Conteneva delle considerazioni profonde sulla vita di chi l’aveva scritta. Incertezze, dubbi, sensi di colpa. Era una lettera scritta con il cuore, senza filtri, con la consapevolezza dell’importanza di ciò che custodiva, e carica della speranza d’esser compresa. Forse sta lì tutto il potere ipnotico di una lettera scritta a mano. Il suo messaggio non ammette interruzioni, non si può modificare o correggere, non teme smentite. Le risposte che quel messaggio riceverà non saranno immediate e, si spera, arriveranno solo dopo altrettanta, profonda riflessione. È quello che ho fatto io. Mi ci è voluto un po’ per razionalizzare, mettere da parte il romanticismo che mi ha fatto andare in brodo di giuggiole all’idea di aver ricevuto una missiva d’altri tempi e decidere che era il caso, o l’ora, di dare adeguata risposta. Ho radunato le idee, mi sono messo alla scrivania e ho iniziato a scrivere. Dopo un paio di minuti mi doleva la mano. Ho capito che avevo perso l’abitudine a scrivere.È stato terrificante. Lì, mentre lottavo per scrivere una risposta adeguata, mentre pensavo alla tristezza che l’abbandono dell’uso delle lettere ha lasciato dietro di sè, ho realizzato una verità importante su di me e sul mio modo di vedere il mondo . Perché, in fondo, cosa sono le lettere se non storie? Racconti di cui siamo protagonisti. Ecco cosa sono. Li viviamo tutti i giorni, ora dopo ora, minuto dopo minuto e cerchiamo di mantenerne viva la memoria. E sto scrivendo questo diario di viaggio che, adesso lo sai, è solo una lettera che spero vorrai leggere, proprio nella speranza che il ricordo che custodisce duri di più, assieme a te. Non è scritta a mano, sulla carta che tanto ci piace annusare, hai ragione. Ma non contiene parole abbandonate a sé stesse, vittime del caso. È una lettera per te esattamente come quella che ha accompagnato quel regalo e quei libri. È un ponte tra di noi. Nostro. Non sarà l’unico, te lo prometto. Abel Mi chiamo Abel, passo troppo tempo con la testa tra le nuvole o con il naso sprofondato tra le pagine di romanzi che forse conosco solo io, e da due anni scrivo romanzi.
L’ultima frase, me ne rendo conto, può suonare incredibilmente presuntuosa. Perché non ci si improvvisa romanzieri, né autori, no. Ma la vita è fatta di decisioni. Quelle decisioni spesso possono essere sospinte da pulsioni, passioni o riflessioni. E io rifletto, rifletto fino a polverizzare la mia materia cerebrale almeno quanto lascio che le mie passioni prendano il timone delle mie esperienze. Il che spesso genera un mare di problemi. Ma questa è un’altra storia. Andiamo con ordine. Parlavamo dello scrivere romanzi, cosa per la quale molto probabilmente bazzichi queste parti: È una passione dolorosa. E non lo dico solo perché propenso a una inopportuna vicinanza intellettuale alla drammaticità teatrale. Per me è la pura verità. Scrivere ha sempre rappresentato un metodo, complesso e spesso penoso, per rendere meno astratte delle parti di me che da sempre sgomitano per trovare spazio, luce. Le storie, i racconti, mi gravitano nella mente da che ho memoria. È sempre stato così, sempre. Non ricordo giorno in cui non ci sia stata almeno una manciata di minuti in cui il mio io cosciente non si sia perso nella creazione di un mondo che non esiste o in cui non abbia immaginato personaggi ed esistenze che avrei voluto conoscere. Non ricordo nemmeno il giorno in cui mi sono reso conto che non era per tutti così. Ma il viso della persona che mi ha aperto gli occhi, quello si, mi è ancora chiaro dopo tutti questi anni. O meglio, ricordo la sua espressione. Non capiva di che cavolo stavo parlando. Cercavo di raccontargli l’idea che mi era venuta in mente, di come per me la parte più interessante di un film che avevamo visto assieme fosse un personaggio secondario, piccolo, ignorato dai più. Il volevo, fortissimamente, sapere di più su quella macchietta. Volevo conoscere la sua vita, sapere com’era entrato in contatto con i personaggi, cosa sarebbe successo dopo che li avesse persi di vista. Ma nel film per quel personaggio secondario non c’era molto spazio. Così ho iniziato a fantasticare. Ho creato la sua storia nella mia mente. Non ho mai smesso. C’è stato un susseguirsi infinito, ora dopo ora, giorno dopo giorno, di nuove avventure che solo io conosco, che hanno visto unicamente la ribalta del palcoscenico della mia mente. Fino a quando è successo qualcosa di importante. È passato molto tempo dal giorno in cui ho deciso che avrei condiviso con qualcuno un mio racconto. Quel racconto è stato una scintilla. L’incendio è arrivato molto dopo e si è trasformato in romanzi e pubblicazioni indipendenti, che mi hanno portato gioe, dolori, ma anche soddisfazioni e addirittura dei premi. Ti sembra impossibile? Sei in buona compagnia. Sono il primo a non crederci e a cercare di dare un senso alla strada che sto percorrendo. È per questo che sto scrivendo questo diario. Per tenere conto dei passi che sto compiendo, per custodire i ricordi che li hanno sospinti come vento su vele impossibili da strappare. Forse leggendo questo diario ti farai delle domande. Potresti ridere, ogni tanto anche di me, o con me. Così come aver voglia di prendermi a schiaffi. Ti capisco. Abel |
AutoreLe mie storie d’amore per la narrazione, ovunque. Archivi
Dicembre 2023
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