NELLA MENTE DI ANDY WOODCROWN L'odore del caffè e del sudore, il calore di una giornata di sole intrappolato tra i muri di una casa che ha visto tempi migliori. La voce di due uomini che parlano di rinunce, dubbi e avvenire grazie al gracchiare degli walkie talkie. E lo zapettare di un bassotto. Dentro e fuori dalla mente di Andrew Woodcrown, il succedersi di percezioni blocca delle inquadrature strettissime. Zombie Friendly: Ci si vede all'inferno inaugura la serie post apocalittica di Giulia Reverberi con la precisione di un bisturi. Taglia via i contorni di ciò che Andy non può sentire, non può sapere, e compie un piccolo miracolo frutto al contempo di maestria e follia che Reverberi maneggia con apparente nonchalace: quello che resta, la realtà che si manfesta solo nella testa di Andy si trasforma in un universo che ha regole uniche, specifiche, personalissime. Dovrebbe essere così per tutti, no? Perché la nostra unicità condiziona ciò che viviamo e lo rende infinitamente peculiare, direte voi. No. No, dovrete leggere la storia di Andy per capire quanto è dannatamente unico il suo universo. Ma ciò non significa che sia incomprensibile, anzi. Andiamo per gradi. È LA FINE DEL MONDO, SIGNORI Ecco la descrizione in breve della trama così come la trovate su Amazon. Andrew Woodcrown ha sempre pensato che la fine del mondo sarebbe avvenuta in modo drammatico: un asteroide che colpisce il pianeta, uno tsunami che si abbatte sulle terre abitate, un olocausto nucleare che spazza via ogni cosa. E invece no. Nessun comunicato alla televisione, nessun utente social che scrive stati sarcastici su come sarebbe morto da lì a pochi secondi, nessun cielo in fiamme adatto per le foto pre-morte degli influencer. Il genere umano si è estinto nel silenzio, uno di quelli pieni di imbarazzo, che seguono una battuta brutta. Una folla di zombie ha invaso la tranquilla cittadina americana di Redwood Town, mentre Andy era solo in casa con il suo bassotto Woodstock. Da quel momento la sua vita è cambiata, il suo unico lavoro è diventato non farsi ammazzare. E quando le scorte di cibo hanno iniziato a scarseggiare, ha deciso di affrontare un viaggio alla ricerca della cosa più pericolosa mai esistita: gli esseri umani. Come sopravviverebbe una persona normale in un apocalisse? Armato di ansia, sarcasmo e cultura nerd, Andy tenta tutti i giorni di rispondere a questa domanda, conscio di avere più limiti di una funzione algebrica e meno possibilità di una relazione nata dalle app di incontri. I Maya non avevano dato una profezia ma un consiglio. Andy deve prendere una decisione. Come sempre è colpa del caffè. Finita la sua principale risorsa di sanità mentale, la necessità di lasciarsi alle spalle una relativa sicurezza – definita dai confini di una casa che è diventata un piccolo castello di certezze effimere – si trasforma in missione. Ma c'è molto di più, ovviamente. Perché Andy vive nella sua testa, nel bene e nel male. Assieme al racconto – in prima persona immersa – di ciò che vede, sente, tocca, Reverberi crea una messinscena fatta di dialoghi interiori sottili, ironici e taglienti. Andy si fa scudo di tutte le idiosincrasie di una mente creativa, danneggiata, inaspettatamente adatta alla sopravvivenza in un mondo che ha dimenticato la quotidianità. Così ci sono in realtà due universi che si scontrano, continuamente, tra le pagine di Zombie Friendly: quello che percepiamo come reale, oggettivo, e l'interpretazione di esso che Andy ci offre, tra battute, cattiverie e involontarie lezioni di vita. Sono scivolato oltre i bordi di una sceneggiatura che la gente ha dimenticato. Andy si lascia alle spalle la casa, i suoi confini, i meccanismi di difesa che essa rappresenta, e va incontro al mondo. Un mondo che si è rivestito dei colori bruciati dell'apocalisse. La cittadina in cui viveva si è trasformata in un modello di distruzione, preda di un abbandono che fa da specchio alla fine di ciò che intendiamo come civilizzato. Il percorso, ovviamente, è pericoloso. Quello che resta dell'umanità ciondola per le vie, in ondate di esseri che hanno dimenticato gran parte delle sovrastrutture sociale e che pure, incredibilmente, hanno trattenuto qualcosa. Qualcosa. Ci sono scene tristissime e grottescamente divertenti a punteggiare il viaggio di Andy. Le creature postumane che calpestano la terra – e di cui si sono impossessati, involontariamente? – sono bloccate in veri e propri loop. Compiono azioni ripetitive e spogliate dello scopo originale. Ma non possono fermarsi. Semplicemente non possono. Andy è testimone di questi cicli infiniti, pedissequamente uguali a se stessi. La sua natura lo porta a rimuginare su quello che vede con un miscuglio affascinante di cinismo, distacco e fragilità. Come per molti dei più grandi introversi, ci sono momenti in cui il suo distanziarsi da ciò che lo circonda cela desideri difficili da esprimere ad alta voce. Ognuno ha il suo lato oscuro che merita, il mio è noioso. Il viaggio di Andy è scandito da sezioni precise: dalla casa alla campagna che al circonda, e dritto verso una destinazione che è tanto una scelta quanto un'ultima spiaggia. Meraviglia, paura e stupore sono elementi che si mescolano, sovrappongono e si scontrano mentre il ritmo degli eventi aumenta. Ma Reverberi non perde mai di vista la sua promessa autoriale: questo primo libri della serie è, prima di tutto, una storia character driven. Non ci sono incongruenze nella regia. Anche quando la tensione raggiunge picchi altissimi e assistiamo a scene d'azione di stampo cinematografico, la cinepresa resta fissa, vicinissima, sul microcosmo che Andy abita. Il che, in alcune occasioni, potrebbe prestare il fianco a momenti di frustrazione. La limitatezza del punto di vista di Andy, e il modo in cui rimodella tutto quello che lo circonda è sia un punto di forza che una potenziale debolezza. Se non riuscirete ad empatizzare con lui e con tutte le sue idiosincrasie, questo racconto vi lascerà incuriositi, forse anche ammirati. Ma il vero cuore narrativo, l'intimità intellettuale che è perno, motivo e conseguenza di tutto, sarà perso. Sarebbe un peccato. Il mio suggerimento è di dare alla storia tempo. Fatela respirare, datele fiducia. Perché, in effetti, Zombie Friendly è costruito per svelare i suoi livelli di lettura di pari passo con l'aumentare della sua profondità: capitolo dopo capitolo, dialogo dopo dialogo, evento dopo evento, vi renderete conto di come Reverberi sia riuscita in un prestigio d'alto livello. Ha creato una storia di zombie che non è una storia di zombie. Ha scritto un romanzo esistenzialista che è anche una satira cattivissima e un'indagine spietata del fallimento della nostra società. Perché sì, l'inferno di cui Reverberi ci parla nel suo romanzo è già qui. Lo stiamo vivendo. Da leggere assolutamente – meglio se in cartaceo data la produzione di pregio – Zombie Friendly: Ci si vede all'inferno è assolutamente irrinunciabile.
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AutoreLe mie storie d’amore per la narrazione, ovunque. Archivi
Dicembre 2023
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